PRESENTAZIONE FILOSOFICA di IPOTESI SULLA REALTÀ
La coscienza è il teatro, e precisamente l'unico teatro su cui si rappresenta
tutto quanto avviene nell'universo, il recipiente che contiene tutto,
assolutamente tutto, e al di fuori del quale non esiste nulla
Fin dalla sua nascita, avvenuta nel XVII secolo, la Scienza moderna
ha escluso il concetto di "mente" dal mondo oggettivo che intendeva
studiare.
In pratica, l'universo che sembrava intrinsecamente materiale ha rivelato che la sua essenza fondamentale è pura energia immateriale
(non molto diversamente da quanto immaginava Berkeley, filosofo del secolo XVIII che reagì all'illuminismo
materialistico con il suo "empirismo idealistico").
Einstein ed altri scienziati si sono spesso meravigliati del
cosiddetto "parallelismo tra pensiero e leggi fisiche", cioè del
fatto che le leggi naturali siano esprimibili in termini logico-matematici
(ovvero in termini di "leggi del pensiero").
Nella concezione che stiamo per esporre ciò non è affatto sorprendente,
poiché realtà oggettiva e pensiero soggettivo nascono direttamente
da un'unico principio. Come disse Hegel, "Ciò che è razionale è reale
e ciò che è reale è razionale"
(e già Schelling aveva sottolineato
che la fisica, con le sue leggi, stava riducendo il mondo "materiale"
a puro pensiero).
Ovviamente occorre prestare attenzione alle differenze di linguaggio
tra la filosofia occidentale e tra la filosofia qui proposta, di
origine orientale. Per esempio il termine "Essere" viene inteso
da Hegel e dagli altri idealisti occidentali come "realtà esterna
percepibile" o come "realtà cosiddetta oggettiva", mentre Maharishi
usa il termine "Essere" per identificare l'Entità fondamentale
ed assoluta dell'universo (simile al concetto di Idea
in Hegel). Nella filosofia indiana l'Essere è il Brahman, che
è contemporaneamente privo di attributi (essendo Assoluto)
e dotato dei tre attributi fondamentali Sat-Chit-Ananda
(Esistenza o Realtà, Consapevolezza, Beatitudine).
Tornando al tema iniziale:
una straordinaria conferma scientifica a favore di questa concezione è stata ottenuta
in alcuni recenti esperimenti in cui si è verificata un'influenza della consapevolezza umana su dispositivi fisici
(progetto PEAR e progetto Noosphere)
presso la Princeton University, con particolare riguardo ai disposivi REG).
Un altro aspetto soprendente e di cruciale importanza è il seguente.
Per fortuna alcuni semplici esperimenti condotti negli ultimi anni su dei fasci di luce laser ha reso più comprensibile questa tematica
(Le Scienze n.235, 1988;
Inoltre l'articolo in questione dimostra al di là di ogni dubbio che la concezione materialistica ed
oggettivistica dell'universo (il cosiddetto "realismo di Einstein") deve
necessariamente lasciare il posto ad una nuova concezione, che in filosofia
si direbbe decisamente "idealistica".
Infatti gli "stati" fisici in cui
si trovano gli oggetti dell'universo (a livello microscopico) sono degli
stati "astratti", che portano in se delle potenzialità fisiche ma non
sono definiti oggettivamente fino al momento della misura da parte dell'osservatore:
insistere nel costruire un'immagine oggettiva di tali stati nello spazio,
conduce ad incredibili paradossi (che vengono abbondantemente descritti
nel lungo articolo in questione).
In definitiva, anche se molti scienziati non se ne rendono conto
(o non vogliono farlo), tali scoperte (che riguardano fatti reali ed incontrovertibili
ed hanno permesso concrete innovazioni tecnologiche)
ci riportano verso una concezione simile alla visione di vari filosofi "idealisti"
(da Platone a Schelling, da Berkeley a Fichte e ad Hegel), secondo cui la
realtà naturale è solo una manifestazione di un principio mentale
universale (ovviamente si raccomanda la dovuta attenzione sulle differenze di linguaggio, come
già evidenziato sopra).
La concezione della realtà che sembra delinearsi da queste scoperte
presenta straordinarie affinità con le concezioni della tradizione orientale,
ed in particolare della filosofia indiana, la cui concezione può essere
definita un
Secondo la filosofia indiana inoltre l'intima natura del Brahman è "pura consapevolezza
indifferenziata". Ed infatti gli incredibili esperimenti di cui si è parlato sopra
a riguardo della fisica quantistica confermano l'esistenza di paradossi
di "natura mentale" nella realtà fisica a livello fondamentale.
Le tecniche di Maharishi permettono il raggiungimento di "stati superiori
di coscienza" che esteriormente si manifestano con un'altissima coerenza delle
onde cerebrali, capace di produrre incredibili fenomeni, come l'Effetto Maharishi,
ed anche con delle modificazioni psico-fisiologiche fortemente benefiche per
l'individuo che pratica le tecniche in questione.
Ma per approfondire questi
temi si rimanda agli altri articoli, in particolare al già citato
articolo di presentazione scientifica
In definitiva la nuova concezione che si delinea da queste conoscenze
supera le desolanti convinzioni che considerano l'uomo come un accidente
del caso e gli restituiscono la sua piena dignità di Re dell'universo.
Nota: anche se non vogliamo parlare di "antropocentrismo" (ma semmai
di "psicocentrismo", ovvero una concezione basata sulla consapevolezza), occorre notare
che nel 1970 l'astrofisico Brandon Carter formulò il cosiddetto
"principio antropico", basandosi su sconcertanti indizi solitamente ignorati,
che sottolineerebbero l'esistenza di "incredibili coincidenze cosmiche" le quali
avrebbero permesso la vita dell'uomo e rivelerebbero in realtà che lo scopo
stesso dell'universo sarebbe appunto la nascita dell'uomo (per esempio
si veda l'articolo "L'universo come parte di noi" di J.Gribbin, L'Astronomia n.97, 1990).
Va anche precisato che successivamente altri scienziati hanno modificato
e banalizzato il "principio antropico" proponendo una versione cosiddetta "debole",
che ne snatura e ne stravolge il significato originario attribuitogli da Brandon Carter.
Nota sull'autore della citazione all'inizio di questa pagina.
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